L’83% della popolazione italiana è consapevole dei danni che il sole può causare alla pelle e adotta adeguate misure protettive, ma solo il 4% presta attenzione ai rischi cui sono esposti gli occhi dimenticando che, malgrado rappresentino solo il 2% della superficie totale del corpo, sono l’unico organo che consente alla luce di penetrare e arrivare in profondità. All’impatto nocivo dei raggi si aggiunge il riverbero che, nelle giornate più coperte – quando l’80% dei raggi filtra comunque indisturbato – provoca affaticamento oculare e malessere visivo. La fascia di età più colpita è compresa fra i 18 e i 45 anni, ma se si considera che l’80% dell’esposizione di una intera vita ai raggi solari avviene entro i primi 18 anni di vita, anche i rischi per bambini e adolescenti sono elevati.
Allora, come proteggere la vista dai traumi e dai raggi UV, come rendere possibili agli ametropi vacanze e tempo libero adeguatamente protetti, sia al mare che in montagna? Rispondere a queste urgenze emerse da diversi sondaggi è uno degli obiettivi del 32° Congresso Nazionale dell’Albo degli Optometristi, tenutosi a Padova ad aprile.
“Diversamente dalla pelle, gli occhi non sviluppano tolleranza ai raggi UVA e UVB, ma diventano più sensibili a ogni esposizione”, premette l’ottico optometrista Renzo Colombo, curatore del corso Mare e Monti: lenti che proteggono, lenti da proteggere. Non solo, appena il 15% delle persone indossa abitualmente occhiali protettivi quando pratica attività all’aperto, uno su tre non usa occhiali da sole e nel corso di una giornata normale gli occhi usano la stessa quantità di energia che le gambe usano per percorrere 50 chilometri.
“Talvolta gli ambienti esterni sono caratterizzati da alcuni fattori a rischio rispetto alla quotidianità, come la superiore presenza di radiazioni UV e IR – continua Renzo Colombo -. La condizione fondamentale è la validità della lente sia che ci si trovi in montagna che al mare. Una lente solo scura che non assorbe gli UV dilata la pupilla favorendo l’invecchiamento del cristallino, la cataratta e lo pterigio, ovvero un’anomalia a livello corneale e sclerale”. Garanzia della validità della lente è il certificato fornito per legge dal centro ottico.
Ma non solo: l’ottico optometrista deve valutare il singolo soggetto nei suoi aspetti funzionale-visivo, ambientale e sociale oltre a controllare la qualità di assorbimento della lente attraverso lo spettrofotometro.
(Fonte: comunicato stampa del 32° congresso Albo degli Optometristi)