Associazione Provinciale Ottici Optomentristi Trentini
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SETTEMBRE ... INIZIA LA SCUOLA


Stagnante in Italia l’attenzione verso la salute oculare dei più piccoli: quasi un milione e mezzo di bambini in età scolare non si è mai sottoposto ad una visita oculistica.

Per il 70% circa dei genitori ‘non è necessaria’. Due milioni e mezzo di bambini accusano arrossamenti agli occhi, affaticamento della vista o mal di testa proprio nelle ore scolastiche.

E’ quanto emerge da un aggiornamento dell’indagine della Commissione Difesa Vista che, da tempo, collabora con l’Istituto Piepoli per effettuare degli screening sul comportamento degli italiani nei confronti della salute degli occhi dei bambini. I dati attuali confermano una situazione di stallo: da due anni a questa parte, infatti, i risultati non migliorano. Sono ancora pochi i genitori che sottopongono i propri figli in età scolare a visite di prevenzione ottiche e oculistiche.

L’inizio della scuola è un momento decisivo, bisogna partire con il piede giusto. “L’impegno scolastico – conferma Massimo Trevisol, Ottico Optometrista e consulente della Commissione Difesa Vista - comporta degli importanti consumi di energia psicofisica. Pertanto la condizione di buona salute generale, costituisce un requisito fondamentale. E l’efficienza visiva rientra a pieno titolo in quest’ambito”.

Vederci chiaro, studiare meglio

Le informazioni che uno studente deve recepire passano infatti principalmente attraverso gli organi di senso. I sistemi sensoriali più coinvolti sono quello visivo, appunto, e quello uditivo. E’ proprio per questo motivo che i problemi alla vista dei più giovani devono essere rilevati il prima possibile, al fine di evitare difficoltà d’apprendimento e quindi interferire con i risultati scolastici.

“Gli studi e l’esperienza clinica hanno ampiamente dimostrato quanto il successo negli studi sia correlato alla presenza di efficienti funzioni visive – continua Massimo Trevisol -. La visione è un processo mentale che si esplica attraverso l’elaborazione degli stimoli che gli occhi inviano al cervello. Un problema nella decodifica di questi stimoli si riflette sul livello dei processi mentali e quindi del rendimento scolastico”.
L’apprendimento viene facilitato quando si utilizzano bene entrambi gli occhi, quando le informazioni visive si combinano con quelle provenienti dagli altri sensi e questo ‘insieme’ consente di intraprendere azioni rapide, precise e risposte corrette.

Controlli mirati

“E’ fondamentale sottoporre i propri figli a controlli mirati – conferma Maria Antonietta Blasi, professore associato, Clinica oculistica Università de L’Aquila e consulente Commissione Difesa Vista –. Visite regolari e tempestive, infatti, permettono di evidenziare problemi comuni e molto diffusi, come ad esempio la miopia, ma portano alla luce anche altri disturbi visivi come l’ipermetropia e l’astigmatismo e patologie quali lo strabismo, tipico dell’età pediatrica, o malattie di maggiore gravità, quali la cataratta congenita, che se unilaterali, potrebbero compromettere la visione in un solo occhio, lasciando, però, al bimbo l’uso dell’altro occhio e, quindi, non essere avvertite”.

Occhio pigro

Tra i disturbi più diffusi, soprattutto verso i 5-6 anni, troviamo l’ambliopia, detta anche occhio pigro: si tratta di una scarsa acuità visiva, in assenza di una malattia organica, solitamente unilaterale, non correggibile con lenti.
“I bambini - continua la professoressa - a questa età, sono sufficientemente collaboranti ed è quindi il momento giusto per sottoporli ad una accurata visita oftalmologia. Una diagnosi precoce di questo disturbo è molto importante perché i migliori risultati terapeutici si ottengono praticando l’occlusione dell’occhio migliore, entro i primi 10 anni di vita”.

Segnali d’allarme

Chi vede male, studia meno. Ma come si fa a stabilire se è questione di voglia o c’è qualcosa sotto? Spesso l’organismo segnala le situazioni di disagio con: mal di testa, bruciore agli occhi, annebbiamenti della vista da vicino o da lontano, ancor prima che il difetto visivo sia rilevabile.
“Quando il bambino (o il ragazzo ) non vedono bene – spiega Trevisol – di solito assumono atteggiamenti posturali scorretti: come ad esempio testa e corpo troppo ricurvi sul banco, oppure tendono a posizionare il foglio su cui stanno scrivendo in modo obliquo. Indicativa, in alcuni casi, è l’impugnatura della penna: se è eccessiva la forza con cui viene tenuta suggerisce che c’è qualche difficoltà”.

Più controlli

Vedere bene a distanza è importante, ma non basta: gli studenti, di qualsiasi età, utilizzano molto gli occhi anche da vicino, per leggere o per utilizzare il computer. Quindi oltre ad una semplice visita per verificare la capacità visiva, è necessario fare anche un controllo per esaminare l’efficienza visiva globale, quindi:

-che ci sia una acutezza visiva ottimale sia da lontano che da vicino
-che la capacità di focalizzare i dettagli sia efficiente che ci sia una buona coordinazione binoculare cioè che i due occhi si integrino bene insieme,determinando la percezione stereoscopica

Conclusioni

Negli Stati Uniti si sta delineando una sempre maggiore attenzione nei confronti dei controlli oculistici ai bambini: nello stato del Kentucky questa attenzione è diventata una legge introdotta nel 2000. Stabilisce un controllo obbligatorio per i bambini che si apprestano ad entrare nella scuola elementare. Questo screening ha dato la possibilità di evidenziare come quasi il 14% dei bambini visitati avesse bisogno di lenti correttive, il 3,4% soffriva di “occhio pigro”, il 2,31% di strabismo e lo 0,83% soffriva di una diversa patologia oculare. Il Kentucky ha poi fatto scuola: Ohio, Massachusetts Rhode Island e Arkansas hanno in seguito varato provvedimenti simili.

L’iniziativa lanciata dal Kentucky dovrebbe servire da monito anche per l’Italia. L’attenzione verso la salute dei bambini andrebbe formalizzata anche nel nostro Paese, dato anche che una visita tempestiva permette di mettere il bambino nelle condizioni di iniziare la sua vita scolastica nel migliore dei modi! Ma una visita una tantum non serve a nulla, “i controlli vanno fatti a distanza di tempo variabile in base al difetto evidenziato ed alla gravità - conclude la Prof.ssa Blasi -, potrebbero essere necessari ogni 3-4 mesi, oppure ogni 6 mesi. Se il bimbo non ha difetti evidenti, è comunque opportuno un controllo all’anno, perché spesso i vizi rifrattivi si manifestano negli anni successivi”










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